giovedì 17 settembre 2009

Ventenni senza lavoro e senza studio - I rischi di una generazione "stritolata"

Sfogliando il Corriere di oggi mi sono soffermato su un articolo di Maurizio Ferrera ("Ventenni senza lavoro: i rischi di una generazione "stritolata" http://www.corriere.it/economia/09_settembre_17/economia_futuro_giovani_in_trappola_ferrera_ff556152-a350-11de-a213-00144f02aabc.shtml ) che ho subito pensato di portare all'attenzione del nostro gruppo. La difficoltà dei giovani a reperire un lavoro "stabile" a studi terminati è uno dei temi che mi ha preso di più negli ultimi anni, anche se sul fronte strettamente famigliare debbo registrare che i miei figli non hanno dovuto patire troppo a lungo la condizione di precariato che sembra affliggere un gran numero di giovani come loro.
Credo di poter dire che noi, che pure in assoluto avevamo meno cose (e forse meno supporti), potevamo guardare al futuro con meno incertezze e con più prospettive di quelle che sembrano avere i ragazzi di oggi.
Cosa ne pensano i "ragionieri del 73"? Come vivono e interpretano questa "emergenza"?

1 commento:

Lore ha detto...

Caro Luciano condivido la tua preoccupazione per questi giovani che dovrebbero essere la forza portante del nostro prossimo futuro e che, invece, stanno sospesi in un "limbo" da cui non sembra ci sia una proposta valida per uscirne.
Il caso dells scuola italiana mi preoccupava e mi preoccupa tuttavia. Abbiamo un sistema antiquato e pesante, senonché pedante; che non offre e non prepara i ragazzi al "dopo" la scuola.
Il lavoro é scarso dappertutto in questo momento e il solo modo per entrare nell'ingranaggio é di avere per;omeno una qualifica o di riciclarsi. Questi giovani sono usciti hanno smesso di andare a scuola ma non sono riusciti a trovare un'alternativa in cui inserirsi.
Comparando la realtà italiana con quella inglese posso dire che, anche se qui siamo ben lontani dall'essere un sistema buono, però ai ragazzi vengono offerte più alternative per rimanere nell'educazione scolastica se non vogliono studiare. Se vogliono imparare "un mestiere" ci sono in loco dei corsi in cui la teoria viene alternata con la pratica presso alcune aziende. Chiamiamola, se si vuole, un pre-apprendistato, che in ogni caso fornisce un minimo d'esperienza.
Nei paesi nordici ed in Germania dove il sistema scolastico é abbastanza eccellente non credo ci siano i problemi di disoccupazione,fra i giovani, specialmente, che invece affliggono, in questo caso l'Italia, ma che più avanti potrebbe essere anche il caso per i britannici se non la smettono di occupare il medio Oriente e tornano a casa. Infatti per arricchire le loro industrie belliche tagliano sempre di più il budget dell'educazione.
Non so se sono stata nel tema perché mi lascio sempre andare in trasgressioni...