Credo si possa affermare che pochi argomenti abbiano alimentato dibatti e confronti, quando non dei veri e propri scontri, come il sessantotto:
Avendo dormito negli ultimi quarant'anni (o facendo una "banale" ricerca su Wikipedia) ci si potrebbe limitare a definirlo come il numero naturale dopo il 67 e prima del 69; un numero composto, coi seguenti divisori: 1, 2, 4, 17 e 34, quindi un "numero difettivo", dato che la somma dei divisori è 58, minore di 68; per i patiti della matematica è un numero "nontotiente" (i curiosi possono provare a contattare l'autore dell'articolo a fianco...), mentre per chi ama le curiosità possiamo dire che, in gradi Celsius, è la temperatura ideale per sviluppare la pellicola in bianco e nero...
Ma per chi è stato sveglio almeno a tratti è quasi impossibile non coniugare subito "il sessantotto" al fenomeno sociale che, facendo ancora prudentemente riferimento a Wikipedia, troviamo definito così:
"... Il Sessantotto (1968) è stato per molti versi un anno particolare, nel quale grandi movimenti di massa socialmente disomogenei (operai, studenti e gruppi etnici minoritari) e formati per aggregazione spesso spontanea, attraversarono quasi tutti i paesi del mondo con la loro carica contestativa e sembrarono far vacillare governi e sistemi politici in nome di una trasformazione radicale della società... Il Sessantotto è stato un movimento sociale e politico ancora oggi controverso: molti sostengono che sia stato il movimento che ci ha portato ad un mondo "utopicamente" migliore e molti altri sostengono invece il contrario ovvero che sia stato un movimento che ha spaccato e distrutto la moralità e la stabilità politica mondiale..."
"... Il Sessantotto (1968) è stato per molti versi un anno particolare, nel quale grandi movimenti di massa socialmente disomogenei (operai, studenti e gruppi etnici minoritari) e formati per aggregazione spesso spontanea, attraversarono quasi tutti i paesi del mondo con la loro carica contestativa e sembrarono far vacillare governi e sistemi politici in nome di una trasformazione radicale della società... Il Sessantotto è stato un movimento sociale e politico ancora oggi controverso: molti sostengono che sia stato il movimento che ci ha portato ad un mondo "utopicamente" migliore e molti altri sostengono invece il contrario ovvero che sia stato un movimento che ha spaccato e distrutto la moralità e la stabilità politica mondiale..."
Noi eravamo più o meno a cavallo fra le Medie e le Superiori, e a me capita spesso di provare a ricordare se e quando anche noi ci siamo resi conto di vivere all'interno di un momento così "importante"... La mia impressione è che la nostra valle fosse un po' lontana e che sia stata raggiunta dai venti della protesta solo parecchio tempo dopo quel febbraio 1968...
Conto di nuovo sul vostro aiuto per mettere a fuoco meglio anche questi ricordi e propongo al Gruppo un documento, una lettera di uno dei nostri Prof, pubblicata sul numero del giornalino del Collegio (Ieri e Oggi) di aprile 1968, più di un mese dopo le prime grandi manifestazioni davanti alle università...
3 commenti:
Anche secondo me, Porlezza era un po’ lontana dai luoghi della contestazione che ha animato gli Istituti e le Università e poi la società civile. E noi studenti più giovani non eravamo né interessati né trascinati dai compagni più grandi. Eravamo spensierati e un po’ allergici alle regole.
Dalla lettura dell’articolo del prof. Morandi, mi viene da pensare che i venti della contestazione preoccupassero più i professori che gli studenti del Collegio, almeno quelli più “illuminati” che giustamente si chiedevano come governare un fenomeno che sicuramente prima o poi si sarebbe presentato anche lì.
La ribellione giovanile non era certo una novità di quel periodo, ma mentre in precedenza era prevedibile che venisse repressa in modo deciso, ci si rendeva conto che le cose sarebbero infine cambiate. La contestazione giovanile poteva essere governata o meglio ancora accompagnata e le buone intenzioni del prof. di matematica erano sulla giusta strada.
Personalmente mi sono resa conto solo più tardi di quale fosse stata la portata del cambiamento nella società avvenuta nel ’68. Quando ho cominciato a lavorare e mi sono guardata intorno e ad essere informata su quello che succedeva intorno a me.
Il ’68 avrebbe dovuto portare ad una società più aperta pronta ad offrire a tutti i giovani, in primo luogo nelle scuole, le stesse possibilità. I risultati poi, per me, sono stati controversi.
Dal punto di vista sociale molti obiettivi sono stati raggiunti, ma come poi succede gli ideali sono stati sacrificati o mal interpretati. Abolita la meritocrazia, appiattita da un dannoso egualitarismo, col tempo ci si è ritrovati a fare i conti anche con le conseguenze negative.
In Italia dopo il ’68 abbiamo avuto le stragi, gli anni di piombo, i gruppi eversivi, i sequestri, l’edonismo degli anni ’80, la corruzione e cos’altro devo dire? Gli insegnanti hanno perso ogni autorità. Le Università che erano il centro della contestazione sono diventate il luogo del nepotismo e del baronato. I “cattivi maestri” alla faccia della coerenza ora pontificano su ogni argomento.
E’ possibile che in questo Paese non si riesca a far funzionare le cose in un altro modo?
Prima di tutto vorrei congratularmi con Luciano per l'impegno che ha verso questo nostro blog, oltre che agli stimoli che ci manda.
Il '68 per me fu una pietra miliare che purtroppo io non ho vissuto in quel momento, ma molti anni dopo.
Ricordo mio padre quando decise di mettermi in collegio lo fece soprattutto per evitare che fossi a contatto con i "cappelloni" ed i "rivoluzionari". Protetta dagli scioperi e dalle idee sovversive. Ricordo che nei telegiornali mostravano le rivolte che si succedevano un po ovunque nel mondo.
Il primo anno forse no, ma dal secondo ricordo che si tenevano delle assemblee e c'erano studenti che parlavano cercando di coinvolgere gli altri nei discorsi politici senza grande successo. Negli anni successivi ci fu una sola assemblea che fu molto movimentata e che coinvolse parecchi studenti e fu la mozione per rimuovere don Marcello dall'insegnamento. Il fautore di questo appello era un ragazzo 1 anno avanti a noi (non ricordo il suo nome, biondino, amico di Bonni e la cui sorella si trovo' all'ospedale di Gravedona in camera con me per appendicite e che Luisa venne a trovare (spero ti ricordi Luisa).
Per tornare a quegli anni di "risvegli" politici, da parte mia, penso che i giovani di quel tempo volevano rivoltarsi contro un modello di societa che proponeva il consumismo in cambio della docilita civile. Infatti ricordatevi che la guerra nel Vietnam era agli apici.Chiaramente i giovani pensavano che ci fosse di piu nella vita che l'aspirazione di avere un posto di lavoro per poter acquisire moglie, casa, auto,ed elettrodomestici.
Inoltre il movimento operaio aveva le sue sacrosanti ragioni
Purtroppo il potere reagi' in modo molto astuto e selvaggio creando gli anni di piombo(che é la filosofia piu usata dal potere: divide and rule), creando le Brigate Rosse e con la scusa dei motivi di sicurezza ci tolse molte liberta', e si continua a farlo (vedete bene che cercano di schedarci).
Insomma la molla che fece scattar il 68 era un insieme di cose molto vasto e che bolliva in pentola da parecchi anni prima.
La morale fu che moltissimi si resero conto che la societa doveva cambiare. Io a un certo punto lasciai tutto e me ne andai ma mi resi conto che la societa é intorno a me e quindi dovetti rientrare nei ranghi.
Badate che sono ancora una ribelle, anche se mi adeguo a fare una vita "normale",
Essendo noi studenti in un collegio, non ci furono né gli stimoli, né le tentazioni di una scuola statale, eravamo protetti". In ogni caso Ezio e Cirillo erano abbastanza impegnati politicamente e mi piacerebbe avere un loro contributo. Inoltre padre Giacomo in 1 ragioneria (prete socialista)cercava di spronarci e di aprirci gli occhi, senza molto successo. Ci fu poi il prof di geografia, ve lo ricordate? un po'basso di statura, con um caftano, capelli e barbs abbastanza incolti che cercava di coinvolgerci con le sue letture di teorici comunisti russi.
Non credo nella rivoluzione pero faccio la disobbedienza silenziosa.
Fra l'altro cosa conoscete del movimento di Beppe Grillo?
Esordisco finalmente sul nostro Blog rilanciando qui il testo della mail inviata a Luciano il 6 febbraio:
"... Ho letto questa mattina, nel nostro blog, l'articolo, del professor Morandi, di cui ho un bel ricordo (sebbene in 1a ragioneria mi rimandò in matemetica, la mia materia preferita). Mi ha fatto riflettere su come lo ricordo e sebbene dal punto di vista del rendimento scolastico, in quei tempi, lo temevo parecchio, in effetti però i suoi atteggiamenti erano più confacevoli ad un amico che non ad un professore seduto nel suo pulpito. Sarebbe bello poter ricevere un suo commento attuale, su cosa ricorda di quel periodo, da inserire nel nostro Blog.
Per quanto riguarda il "68", nonostante avessimo un' età in cui si poteva già essere un po' più consapevoli di quanto stava accadendo non solo in Italia ma in tutto il mondo, ricordo, di averlo vissuto abbastanza passivamente. Un po' perchè la realtà dei nostri paesini sembrava estranea a tutto questo, un po perchè in quei tempi non ero avvezza a leggere i giornali o cercare di capire ciò che dicevano i telegiornali, e sicuramente anche perchè il nostro buon collegio ha cercato in tutti i modi di tenere queste problematiche all' esterno delle sue mura.
Credo di aver iniziato ad aver sentore che qualcosa stava cambiando solo verso gli anni 70, quando Piero Battaglia con alcuni suoi compagni (credo loro fossero 2 classi più avanti rispetto noi) iniziarono le loro prime scaramucce nei confronti della struttura scolastica e soprattutto di Don Marcello per i loro sistemi d' insegnamento troppo conservatori.
Ricordo inoltre che a modo mio, anch'io ero solidale con queste prime sommosse e ne condividevo gli ideali, un po' meno forse le forme che per quei tempi e l' educazione ricevuta mi sembravano troppo sovversive.
Ma di questi anni e situazioni ne potremmo riparlare magari in un nostro prossimo incontro...
Salutoni.
Luisa
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